Aumento canoni stabilimenti balneari: cosa cambierà

Novità per quel che riguarda gli stabilimenti balneari: i gestori preoccupati per l’aumento dei canoni, previsti rialzi.

Aumento canoni stabilimenti balneari
Stabilimento balneare (Foto Canva – Voistrisoldi.it)

I canoni delle concessioni demaniali marittime aumenteranno del 25,15% nel 2023. A deciderlo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ieri ha comunicato la consueta annuale variazione dei canoni balneari in base agli indici Istat. Si tratta dell’aumento più elevato mai registrato.

Tutti gli anni i canoni delle concessioni demaniali marittime, che interessano circa diecimila stabilimenti balneari e molte altre attività turistico-ricreative in Italia, vengono adeguati agli indici Istat. Già nel 2022 era avvenuto un aumento storico, pari al +7,95%, il più alto mai registrato prima d’ora. Negli anni precedenti, invece, i canoni erano stati leggermente diminuiti. Il canone demaniale minimo per il 2023 ammonterà a 3.377,50 euro, mentre nel 2022 era di 2.698,75 euro. Che cosa cambierà per gestori e clienti?

Aumento canone demaniale marittimo: le conseguenze

Aumento canoni stabilimenti balneari
Ombrelloni e lettini (Foto Canva – Vostrisoldi.it)

L’aumento dei canoni richiesti agli stabilimenti balneari non ha incontrato reazioni positive. Le associazioni di categoria Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, in una nota congiunta, hanno espresso una dura critica all’aumento dei canoni balneari. Così i rispettivi presidenti Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoli hanno commentato la misura:“L’aumento dei canoni demaniali marittimi per l’anno 2023 è un provvedimento ingiustificato e ingiusto. Ingiustificato perché è più del doppio dell’indice Istat registrato nel 2022 (pari al +11,5%) e più del triplo dell’inflazione (+8,1%,)”.

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E continuano: “E è anche ingiusto perché esaspera un meccanismo di determinazione dei canoni sbagliato, in quanto non parametrato all’effettiva redditività dell’area oggetto di concessione e disincentivante rispetto agli investimenti per il potenziamento dei servizi balneari”.

Il problema alla base delle proteste ci sarebbe infatti la differenza esistente tra i canoni pagati da alcune spiagge in relazione alla loro redditività. Alcuni stabilimenti balneari molto in voga pagano infatti canoni molto bassi a fronte di guadagni alti. Per altre spiagge la situazione è invece invertita. C’è da considerare che dichiarazioni dei redditi dei gestori di stabilimenti si aggirano in media introno ai 15mila euro lordi all’anno.

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Il timore è che questo aumento del canone possa tradursi in un rincaro dei prezzi di ombrelloni e lettini  per i consumatori. Al momento il timore esiste ma è decisamente prematuro parlarne considerando che si attende il confronto tra le associazioni di categoria e il Governo.

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