Attenzione a quello che scrivi in chat perché potresti avere seri problemi

Ormai utilizzare una chat è diventata prassi comune, e lo facciamo tutti i giorni per comunicare. Meglio però prestare attenzione a ciò che scriviamo.

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Persona che scrive in chat (Canva) – Vostrisoldi.it

Al giorno d’oggi è praticamente impossibile pensare di non far uso di una app di messaggistica istantanea: Whatsapp è quella più nota e usata al mondo, e ogni giorno sono circa 4 miliardi le persone che la utilizzano. Si tratta di chat che possiamo usare per restare in contatto e comunicare con i nostri cari o più in generale i contatti presenti sul nostro smartphone, per motivi personali o prettamente lavorativi.

Tuttavia, bisogna prestare molta attenzione a ciò che si scrive in chat, poiché potremmo rischiare guai seri, in determinate situazioni. Naturalmente non ci riferiamo alle normali conversazioni che teniamo ogni giorno, ma quelle in cui gli animi si scaldano e magari si usano parole un po’ troppo forti o espressioni colorite. Sfortunatamente, proprio come capiterebbe anche dal vivo, faccia a faccia, ci potrebbero essere delle conseguenze.

Attenzione al contenuto delle chat: potremmo passare guai seri

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Persona che scrive in chat (Canva) – Vostrisoldi.it

Proprio perché oggi la società è fortemente legata alla tecnologia, anche la legge si è dovuta adeguare di  conseguenza. La diffamazione, ad esempio, è perseguibile anche per chi la commette in rete, proprio poiché, al contrario dell’ingiuria ormai derubricata a livello penale, prevede l’assenza della persona oggetto delle offese.

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Se, per esempio, parliamo male di “Tizio” in una chat di gruppo, anche se lui non è presente, rischiamo di doverne rispondere penalmente, poiché rientra nei casi di diffamazione. Come spesso già accaduto su Facebook, anche in quel caso, se le offese vengono condivise tramite una pagina pubblica, si può risponderne legalmente.

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Il fatto che messaggio sia diretto ad una cerchia di fruitori – i quali, peraltro, potrebbero venirne a conoscenza in tempi diversi -, fa si che l’addebito lesivo si collochi in una dimensione ben più ampia” ha spiegato la V° Sezione penale in una sentenza del 2019. Meglio prestare quindi la massima attenzione, a ciò che scriviamo su Whatsapp o i social network.

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